Il Trittico di Puccini rivive a cent’anni dalla prima

Gianni Schicchi (photo: Paolo Guerzoni)|Il Tabarro (photo: Paolo Guerzoni)
Gianni Schicchi (photo: Paolo Guerzoni)|Il Tabarro (photo: Paolo Guerzoni)

Il “Trittico” di Giacomo Puccini è formato da tre brevi opere in un atto: “Il tabarro”, “Suor Angelica” e “Gianni Schicchi”. A volte, data la loro brevità, e come d’altronde chiesto da Puccini, vengono proposte nei cartelloni lirici insieme, una dopo l’altra. Col passare del tempo tuttavia la fortuna del “Gianni Schicchi” ha sempre più allontanato la possibilità di vederle tutte e tre insieme, soprattutto perché in scena vi sono ben 37 personaggi.

Un’eccezione è accaduta nella rappresentazione da noi vista, in occasione del centenario dalla prima, con qualche cantante immerso in più ruoli. Ottima dunque l’idea dei Teatri di Modena, Piacenza, Reggio Emilia, Ferrara di riportare in scena, dopo dieci anni esatti dalla sua produzione, “Il Trittico” con la regia di Cristina Pezzoli e la direzione di Aldo Sisillo, alla guida dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna e il Coro del Teatro Comunale di Modena.

Tutte tre le opere ebbero il loro felice debutto al Metropolitan di New York il 14 dicembre 1918, mentre l’anno dopo fu il teatro Costanzi di Roma a far da battesimo in Italia ai tre lavori.
“Il tabarro” è scritto su libretto di Giuseppe Adami, tratto da “La houppelande” di Didier Gold, mentre “Suor Angelica” e “Gianni Schicchi” nascono su libretto di Giovacchino Forzano, che trasse quest’ultimo dal famoso episodio del Canto XXX dell’Inferno di Dante.

La composizione del “Trittico” pucciniano avvenne in due fasi, tra il 1913 e il 1916, dovendo il compositore nel frattempo lavorare a “La Rondine”, opera per la quale aveva sottoscritto un contratto.
Fu il librettista Forzano a proporre a Puccini di costruire un trittico di opere in un atto, da eseguirsi in un’unica sera; e sebbene siano tre opere assai diverse fra loro, il tema della morte le attraversa tutte.

Di impostazione verista nella trama, che parla di gelosia e di morte, è “Il tabarro”, ambientato curiosamente (come il film “L’Atalante” di Jean Vigò) su un vecchio barcone sulla Senna.
Posta in un convento, con protagoniste un gruppo di monache, tra cui la protagonista che chiede alla Madonna di rivedere il figlio perduto, è invece “Suor Angelica”; mentre è storia di un clamoroso imbroglio il “Gianni Schicchi”, furbo personaggio che, chiamato dai parenti del morto Buoso Donati, si sostituisce a lui per intascare i beni inseriti nel testamento del defunto.

“Il Trittico” concede a Puccini di spaziare in modo magistrale attraverso atmosfere diversissime tra loro: cupa e avvinta da un destino ineluttabile nel primo, spirituale e immersa nel divino nel secondo, paradossale e grottesca nel terzo.
La regia di Cristina Pezzoli, tradizionale ma mai banale, aiutata dalle scene di Giacomo Andrico, dai costumi sempre appropriati di Gianluca Falaschi e dalle luci del “mago” Cesare Accetta, riprese da Andrea Ricci, immerge le tre storie nei propri ambienti deputati, assecondando in modo esemplare le musiche pucciniane.

La chiatta del “Tabarro” è posta sotto un grande ponte, al di là del quale si intravvedono poveri alberi senza foglie; “Suor Angelica” vive la sua allucinata storia in un convento definito da imponenti, semoventi architetture; mentre la scena del “Gianni Schicchi” è dominata da un grande armadio / letto / forziere, da cui il protagonista intesse le trame contro i parenti del morto.

Il Tabarro (photo: Paolo Guerzoni)
Il Tabarro (photo: Paolo Guerzoni)

Tra gli interpreti spicca il veterano Ambrogio Maestri, che si affida soprattutto al suo innato senso del teatro per superare le insidie presenti nelle parti del marito tradito, Michele, nel “Tabarro”, mentre è più a suo agio vocalmente nel ruolo beffardo e sornione di Gianni Schicchi.
Svetlana Kasyan regge purtroppo a fatica sia il ruolo di Giorgetta nel “Tabarro”, sia quello difficilissimo di Suor Angelica, a cui Puccini consegna la famosa aria “La mamma morta”, mentre Anna Maria Chiuri, impegnata in tre ruoli assolutamente diversi, passa disinvoltamente dal rassegnato ruolo di Frugola all’algido personaggio della zia Principessa (protagonista di una pagina musicale meravigliosa), sino alla divertente caricaturale caratterizzazione di Zita nel “Gianni Schicchi”.
Francesca Tassinari, infine, interpreta con giusta adesione la più famosa delle arie del Trittico “Oh mio babbino caro”.

Aldo Sisillo conduce con perizia l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna, sostenendo in modo egregio tutte le differenti sfumature che le tre opere contengono, assecondato dal Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena, condotto da Stefano Colò e dalla Scuola di voci bianche della Fondazione Teatro Comunale di Modena.

IL TABARRO
Dramma in un atto di Giuseppe Adami da La Houppelande di Didier Gold
Musica di Giacomo Puccini
Michele, padrone del barcone AMBROGIO MAESTRI
Luigi, scaricatore RUBENS PELIZZARI
Il Tinca, scaricatore MATTEO DESOLE
Il Talpa, scaricatore FRANCESCO MILANESE
Giorgetta, moglie di Michele ANNA PIROZZI
La Frugola, moglie del Talpa ANNAMARIA CHIURI
Un venditore di canzonette / Voce di tenorino ROBERTO CARLI
Due amanti ROBERTO CARLI, MARIIA KOMAROVA
Voce di sopranino AZUSA KINASHI

SUOR ANGELICA
Dramma in un atto di Gioachino Forzano.
Musica di Giacomo Puccini
Suor Angelica ANNA PIROZZI
La zia principessa ANNAMARIA CHIURI
La badessa GRAZIA GIRA
La suora zelatrice LAURA DE MARCHI
La maestra delle novizie MATILDE LAZZARONI
Suor Genovieffa PAOLA SANTUCCI
Suor Osmina PATRIZIA NEGRINI
Suor Dolcina ALICE MOLINARI
La suora infermiera LUCIA PAFFI
Una novizia STELLA SESTITO
Prima cercatrice SILVIA TIRAFERRI
Seconda cercatrice AZUASA KINASHI
Prima Conversa GILIA DE BLASIS
Seconda conversa MARIA SANDRA PACHECO QUINTERO
Prima suorina MIRIAM GORGOGLIONE
Seconda suorina MARIA CHIARA PIZZOLI
Terza suorina DANIELA CAVICCHINI

GIANNI SCHICCHI
Opera in un atto di Gioachino Forzano
Musica di Giacomo Puccini
Gianni Schicchi AMBROGIO MAESTRI
Lauretta LAVINIA BINI
Zita, cugina di Buoso ANNAMARIA CHIURI
Rinuccio, nipote di Zita MATTEO DESOLE
Gherardo, nipote di Buoso GIOVANNI CASTAGLIUOLO
Nella, sua moglie GIULIA DE BLASIS
Betto di Signa, cognato di Buoso VALDIS JANSONS
Simone, cugino di Buoso FRANCESCO MILANESE
Marco, suo figlio FELLIPE OLIVEIRA
La Ciesca, moglie di Marco ALICE MOLINARI
Maestro Spinelloccio, medico GIANLUCA MONTI
Ser Amantio di Nicolai, notaio ALESSANDRO BUSI
Pinellino, calzolaio ROMANO FRANCI
Guccio, tintore STEFANO CESCATTI
Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna
Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena
Scuola voci bianche della Fondazione Teatro Comunale di Modena
Maestri preparatori Paolo Gattolin, Melitta Lintner
Direttore Aldo Sisillo
Maestro del coro Stefano Colò
Regia Cristina Pezzoli
Scene Giacomo Andrico
Costumi Gianluca Falaschi
Luci Cesare Accetta riprese da Andrea Ricci
Allestimento della Fondazione Teatro Comunale di Modena, coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Comunale di Ferrara

durata: 3h 25′ compresi due intervalli

Visto a Reggio Emilia, Teatro Valli, il 27 febbraio 2018

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