Un ballo in maschera delle polemiche. Dalla parte di Michieletto

Un ballo in maschera di Verdi|Un ballo in maschera di Verdi|Un ballo in maschera di Verdi
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Un ballo in maschera di Verdi
Atto I: Riccardo (Marcelo Álvarez) e Renato (Zeljko Lucic) (photo: Marco Brescia & Rudy Amisano)
Frastornati dai resoconti dei giornali dopo la “bufera”di grida e fischi avvenuta alla prima, assistiamo alla seconda replica de “Un ballo in maschera” al Teatro alla Scala (in scena fino al 25 luglio) senza che nessuna contestazione inopportuna disturbi l’ascolto e la visione dell’opera verdiana.
Sì, perché l’ascolto e la visione dal vivo di “Un ballo in maschera” è una delle gioie più grandi che possa capitare non solo ad un melomane, ma persino ad un ascoltatore poco avvezzo all’opera in generale, essendo questo melodramma, oltre che un capolavoro assoluto, anche un lavoro popolare nel vero senso del termine.

“Un ballo in maschera” contiene infatti in sé una storia avvincente, piena di colpi di scena e, nel contempo, una musica perfetta, fruibile da ogni tipo di pubblico, senza peraltro cadere mai nella facile melodia, pur contenendo brani celeberrimi.

L’opera è composta su libretto di Antonio Somma, a sua volta tratto da un altro scritto da Eugène Scribe per Daniel Auber “Gustave III, ou Le Bal masqué”, del 1833.
Come forse molti sanno, il debutto ebbe esito travagliato non già per ragioni legate alla musica o al suo successo, ma a motivi squisitamente politici.La prima ebbe luogo il 17 febbraio 1859 al Teatro Apollo di Roma.Inizialmente l’opera doveva essere rappresentata al San Carlo di Napoli e si doveva intitolare “Una vendetta in domino”, ma il soggetto non fu accettato dalla censura borbonica: la vicenda di un marito che uccide il presunto rivale, niente meno che il re di Svezia, fu infatti considerata – in pieno clima risorgimentale – troppo “politica”. Di conseguenza Verdi fu costretto a spostare l’azione dalla Svezia a una Boston di fine XVII secolo.

Qui, il Conte Riccardo, governatore della colonia inglese sotto il regno di Carlo II, ama segretamente, corrisposto, Amelia, moglie di Renato, suo segretario ed amico carissimo, mentre un piccolo gruppo di congiurati, guidati da Samuel e Tom, sta tramando contro di lui.Quando un giudice chiede a Riccardo di firmare l’atto di condanna all’esilio della maga Ulrica, Riccardo vuole conoscerla e, travestito da pescatore, si reca nel suo antro chiedendole di predirgli il futuro, accompagnato da Oscar, il giovane paggio.

Un ballo in maschera di Verdi
Atto II: Amelia (Sondra Radvanovsky) (photo: Marco Brescia & Rudy Amisano)
La profezia risulterà terribile: sarà ucciso da un amico che sarà anche la prima persona che gli stringerà la mano, quella del fido Renato.Nel frattempo anche Amelia si reca dalla maga e, senza sapere che Riccardo la sta ascoltando, le chiede una pozione che le renda la pace perduta a causa dei sensi di colpa che la attanagliano. Ulrica le consiglia di recarsi a mezzanotte in un “orrido” campo, dove potrà raccogliere un’erba magica.E’ là che Riccardo raggiunge Amelia, ed è qui che i due amanti si giurano amore eterno.

D’improvviso sopraggiunge però Renato che vuole avvertire l’amico della congiura. Riccardo affida a lui la donna, dopo aver ottenuto la solenne promessa che la riaccompagnerà, velata, fino alle porte della città.Ma sopraggiunti i congiurati, vogliono scoprire il volto della misteriosa donna e, nella concitazione del momento, Amelia lascia cadere il velo che la ricopriva. Davanti al riso degli astanti, Renato giura vendetta, che verrà consumata durante un ballo in maschera, nonostante Riccardo abbia dato l’ordine del rimpatrio in Inghilterra di Renato ed Amelia.
Riccardo morirà fra la disperazione dei suoi sudditi, dopo aver ribadito di fronte a tutti l’innocenza di Amelia e perdonato magnanimamente il suo assassino.

Come si vede una trama avventurosa, risolta da Somma attraverso un incatenarsi di assoli e pezzi d’insieme che concede a Verdi di regalare ad ogni personaggio, dall’apparentemente più secondario come il paggio Oscar sino a Riccardo, arie bellissime (“saper vorreste”, “eri tu che macchiavi quell’anima”, “ah se mi è forza perderti”, “morrò ma prima in grazia”, “re dell’abisso”, “alla vita che t’arride”). Momenti di stupefacente inventiva sono rappresentati, ad esempio, dal concertato che culmina con l’ora dell’incontro all’antro della maga (quasi un can can) o dal “È scherzo od è follia”, che chiude il primo finale del primo atto, fino al famoso terzetto con la frase – tra l’altro azzeccatissima – “Sento l’orma dei passi spietati”, che fece stoltamente ridere i contemporanei di Verdi, sino alla stupefacente scena del ballo, dove tutti i personaggi si aggirano mascherati alla ricerca “dell’altro”.

Un ballo in maschera di Verdi
Atto I: Riccardo (Marcelo Álvarez) e Renato (Zeljko Lucic) (photo: Marco Brescia & Rudy Amisano)
Il regista Damiano Michieletto, che già ci aveva abituato ad ambientazioni contemporanee dei classici (come per le sue versioni delle “Nozze” mozartiane e del “Ventaglio” goldoniano) trasporta l’opera ai nostri giorni, in una vera e propria campagna elettorale che Riccardo è impegnato a vincere, dove l’incontro tra i due innamorati avviene in un campo di periferia degradato in cui le prostitute vivono sovrane, mentre Azucena è una santona, star della televisione.

A noi, che melomani siamo, e dunque anche un po’ tradizionalisti, ma che ogni giorno ci nutriamo di contemporaneità nel teatro che più amiamo, la sua regia non solo è piaciuta, ma l’abbiamo trovata divertente e quasi mai soverchiante il senso più intimo delle situazioni, come purtroppo succede spesso quando si vuole cambiare l’ambientazione originale del melodramma proposto solo per stupire.
Michieletto invece, pur nelle scelte a volte davvero spiazzanti, non lascia quasi mai al caso l’evolversi delle situazioni, approfondendo nel contempo la psicologia dei personaggi, e proprio la scena tanto contestata dell’incontro dei due amanti nell’orrido campo ci è sembrata la più indovinata nell’esprimere la desolazione e i dubbi dei due infelici amanti. O come, tra i tanti, altro esempio illuminante è l’approfondimento del personaggio di Oscar, che gioca divertito con il figlio di Amelia, offrendo al pubblico tutta la sua innata e sbarazzina adolescenziale voglia di vivere.

Come “Il Trovatore”, e anzi forse di più, “Un ballo in maschera” ha bisogno di un comparto di voci di grande risalto, tenore, baritono, soprano, contralto e altro soprano, in travesti, per Oscar. Marcelo Alvarez, nonostante il tempo passi e la voce spianata non sia più quella di una volta, mantiene un fraseggio accurato, trovandosi a suo agio nella parte del Conte Riccardo. Sondra Radvanovsky, vero soprano drammatico, ci è sembrata la migliore della compagnia; convincenti nel complesso il Renato di Gabriele Viviani e l’Ulrica di Marianne Cornetti. Patrizia Ciofi ci è sembrata invece faticare non poco a reggere tutti i guizzi che Verdi regala al personaggio di Oscar.
Il giovane direttore Daniele Rustioni avrebbe bisogno di maturare ancora prima di dirigere, nel nostro massimo teatro, un capolavoro così sfaccettato; lo attenderemo allora ad una prova meno convenzionale.

Un ballo in maschera

Giuseppe Verdi
Nuova produzione Teatro alla Scala
Direttore: Daniele Rustioni
Regia: Damiano Michieletto
Scene: Paolo Fantin
Costumi: Carla Teti
Luci: Alessandro Carletti

Cast:
Riccardo
Marcelo Álvarez (9, 12, 16, 19, 22, 25)
Piero Pretti (15, 20)
Renato
Zeljko Lucic (9, 16, 19, 22, 25)
Gabriele Viviani (12, 15, 20)
Amelia
Sondra Radvanovsky (9, 12, 16, 19, 22)
Oksana Dyka (15, 20, 25)
Ulrica
Marianne Cornetti (9, 12, 16, 19, 22, 25)
Marina Prudenskaya (15, 20)
Oscar
Patrizia Ciofi (9, 12, 15, 16)
Serena Gamberoni (19, 20, 22, 25)
Silvano
Alessio Arduini
Samuel
Fernando Rado
Tom
Simon Lim
Un giudice
Andrzej Glowienka
Un servo d’Amelia
Giuseppe Bellanca

Durata spettacolo: 3 ore inclusi intervalli

Cantato in italiano con videolibretti in italiano, inglese

Visto a Milano, Teatro Alla Scala, il 12 luglio 2013
 

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