L’allarme in questi giorni l’hanno lanciato con numerosi appelli gli stessi occupanti, che temono una scarsa volontà, da parte della Città di Roma, di trovare una via di dialogo che non elimini e porti al silenzio la ricca esperienza di questi tre anni.
Teatro di Roma, incaricato dalla Città di sedersi al tavolo della trattativa per favorire un dialogo che si preannuncia alquanto difficile, ha appena divulgato un comunicato stampa, a firma del suo presidente Marino Sinibaldi e del neo-direttore artistico Antonio Calbi, in cui ribadisce la volontà di collaborazione.
“L’assessore alla Cultura di Roma Capitale, Giovanna Marinelli, ha chiesto al Teatro di Roma di incontrare la Fondazione Teatro Valle Bene Comune e i suoi artisti per verificare la possibilità di valorizzazione, in seno al Teatro Pubblico della Città, delle esperienze realizzate in questi anni.
Il Teatro di Roma ribadisce la propria disponibilità ad avviare un confronto che porti alla condivisione di progetti artistici e culturali comuni, così come si sperimenteranno forme nuove di progettazione e di conduzione artistica e organizzativa dei “formati” che in questi anni sono stati praticati: dalla formazione alla creazione, dalla partecipazione a nuove forme di sostenibilità economica. Preservando, naturalmente, la legalità e il rispetto delle norme cui un ente pubblico quale il Teatro di Roma è soggetto.
Infine, il Teatro di Roma auspica che vengano individuati spazi che consentano la prosecuzione delle attività di rilievo che il Teatro Valle ha portato all’attenzione della città”.
Dal Valle però temono la possibilità di essere totalmente estromessi, nella realtà delle cose, dal futuro del teatro, grazie anche al baluardo dell’illegalità e dei lavori di ristrutturazione: “Il nostro obiettivo era tentare di arrivare ad un tavolo aperto e pubblico, con altre istituzioni, dei garanti terzi (per il piano giuridico e magari quello artistico), con noi dentro il teatro – ribadiscono – Questo tavolo poteva discutere il percorso di interlocuzione e forme giuridiche (la Fondazione, nuova istituzione…) aprendo alla città e permettendo di costruire un discorso pubblico, condividendo prospettive con la città.
Ma durante l’incontro [di mercoledì scorso, con Teatro di Roma, ndr] i margini di dialogo erano a dir poco ridotti: la precondizione di ogni tavolo/discussione/riconoscimento possibile è la nostra uscita immediata dal Valle. Come pretesto dicono: fare i lavori di restauro immediatamente, ma finora senza alcuna garanzia formale che effettivamente si sta lavorando per farli. Chiusura del teatro per 8/10 mesi e poi riaprirlo in forma di teatro partecipato, dove la Fondazione rientrerebbe come soggetto tra gli altri per la cura solo di alcuni progetti artistici, senza la minima possibilità di introdurre principi e forme nuove di governo partecipato (quelle scritte nello Statuto della nostra Fondazione, ad esempio). In questa fase di “transizione” assessorato e Teatro di Roma si offrirebbero di adottare i nostri progetti artistici affinché possano continuare…”.
“Non è stata accolta – proseguono – nessuna nostra proposta intermedia: procedere per passi, intanto aprire un tavolo pubblico, fare lavori e interventi di messa a norma garantendo comunque il non totale blocco delle attività culturali e artistiche, un punto fondamentale per non abbandonare il teatro ad una chiusura indeterminata… Stiamo preparando un agosto pieno di iniziative, perché la nostra forza sta nelle persone che condividono il progetto della Fondazione”.
I rappresentanti del Valle sono arrivati all’incontro di ieri con proposte ben precise, nella direzione di una gestione partecipata del teatro che prevedesse
Principi artistici:
– direzione artistica a chiamata pubblica su progetto
– salvaguardia dei principi che animano la vocazione artistica di questa esperienza basati su: formazione, drammaturgia contemporanea, relazioni nazionali e internazionali, interdisciplinarietà, teatro aperto alla cittadinanza.
Principi di natura gestionale-economica:
– tutela dei diritti dei lavoratori
– rapporti di lavoro basati su un equilibrio tra paghe minime e massime e ispirati a un principio di equità
– una politica dei prezzi che garantisca l’accesso a tutti
Principi di governo del teatro:
– cariche esecutive turnarie
– partecipazione democratica nei processi decisionali
La Fondazione si è anche detta pronta a farsi garante dell’accesso al Teatro Valle per l’esecuzione di ogni necessario sopralluogo e valutazione da parte delle istituzioni, proponendo una fase di transizione, visto il valore storico-artistico dell’edificio, e la formazione di una commissione di garanti di alto profilo scientifico (Tomaso Montanari, Salvatore Settis, Paolo Maddalena, Massimo Bray, Ugo Mattei, Paolo Berdini) che hanno dato la loro disponibilità a fornire supporto e garantire trasparenza sulle opere da eseguire, i tempi e i costi.
Ma il neo-assessore Marinelli, nell’incontro di ieri, ha lasciato pochi margini di trattativa o aperture verso periodi di transizione: “Il teatro va riconsegnato alla Soprintendenza”. E nel più breve tempo possibile.
Tra poco, alle 17, si terrà un’assemblea aperta in teatro per illustrare gli ultimi aggiornamenti, perché di farsi sgomberare il movimento del Valle non ha proprio intenzione. E da #iostocolvalle siamo già a #irresistibileresistenza.