Vampyr. Neville Tranter riprende in mano gli Stuffed Puppets

Vampyr (photo: stuffedpuppet.nl)
Vampyr (photo: stuffedpuppet.nl)

Per chi lo vede per la prima volta, il suo teatro non può fare a meno di sbalordire. È molto difficile, infatti, non rimanere stupiti di fronte ai suoi mitici pupazzi. Errato chiamarli burattini, sbagliato parlare di marionette… quello che ci si chiede di continuo, durante lo spettacolo, è: cosa sto vedendo? Un uomo che porta in scena dei pupazzi o dei pupazzi che si muovono da soli interagendo con un uomo in scena?
La confusione lascia spazio alla fantasia, le domande spariscono improvvisamente e ci si trova a seguire la trama di uno strano spettacolo che prosegue dritto sul filo dell’horror e della commedia, mescolando le carte più volte.

Certo è che dopo pochi minuti si pensa di assistere ad una performance di attori; l’idea di pupazzo svanisce subito e torna solo quando, dietro le quinte, capita di intravedere Neville Tranter intento a cambiare personaggio infilando il suo magico braccio nel corpo di uno dei protagonisti.

Il suo teatro è il 3d del pupazzo, l’abbattimento della bidimensionalità e l’annullamento totale dell’animatore, la cui presenza è svelata completamente fin dall’inizio. L’intuizione geniale di questo tipo di rappresentazioni sta proprio nel far diventare i tanti fantocci veri e propri performer che si muovono e camminano sul palco esattamente come gli attori in carne ed ossa (talvolta perfino meglio!), grazie ad un’abilità gestuale e vocale che permette a Trenter non solo di dar vita a una serie infinita di caratteri, ma anche di relazionarsi con loro come unico “vero” attore.

La trama presenta alcuni spunti interessanti, con metafore e allusioni continue tra cui spicca il ritratto del filosofo Kierkegaard, raffigurato come anziano servitore un po’ suonato che spara a casaccio le massime sull’uomo e sulla vita in un contesto tanto assurdo quanto sordo alle sue visioni. La vicenda, curiosa e anomala, resta comunque nei ranghi della classica favola, modernizzata e resa molto più fruibile dalla grande tecnica teatrale.
Tranter, costruttore e animatore, produce spettacoli di figura con grandi pupazzi ai quali “presta” una mano. Australiano approdato in Olanda nel 1978, non ha più lasciato Amsterdam dove, come ben possiamo immaginare, ha trovato le risorse necessarie a trasformare la propria arte in un vero e proprio lavoro di produzione e distribuzione. Negli anni ha tenuto numerose masterclass per animatori e narratori, mentre i tempi più recenti lo hanno portato – un po’ come è accaduto al sudafricano William Kentridge della Handspring Puppet Company – a incontrare l’opera.

Applaudendo con convinzione alla fine dello spettacolo, ci si alza dal proprio posto con un sola domanda in testa: mi avrebbe affascinato e divertito così tanto questa storia se fosse stata messa in scena con dei “burattini tradizionali”? La risposta, per me, è sicuramente no.

VAMPYR
di Jan Veldman
produzione: Stuffed Puppet Theatre
direzione Allan Zipson
marionette create e animate da Neville Tranter
paesaggio sonoro Ferdinand Bakker, Kim Haworth
luci: Desirée van Gelderen
costumi: Atty Kingma
durata: 1h 23′
applausi del pubblico: 1′ 56”

Visto a Genova, Teatro della Tosse, l’11 marzo 2010

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