Dal 10 al 22 settembre Live Arts Cultures porta la danza nel baluardo di Forte Marghera
Venezia non è solo Biennale. In laguna e in terraferma, la ricerca e l’innovazione artistiche di qualità circolano anche attraverso altre realtà organizzative. Come Live Arts Cultures, un’associazione di promozione sociale fondata dieci anni fa dalla danzatrice e coreografa Marianna Andrigo, dall’artista poliedrico Aldo Aliprandi e dal collettivo musicale Electronicgirls.
Dal 2012, grazie ad un rapporto di comodato d’uso con il Comune di Venezia, l’associazione gestisce C32 performing art work space, uno spazio ad un quarto d’ora dal centro storico situato all’interno di un complesso di difesa militare di fondazione ottocentesca, Forte Marghera, riconvertito in tante sue parti ad uso culturale ed aggregativo.
Quella che era un’officina di falegnameria e meccanica dell’esercito è diventato nel tempo un laboratorio dedicato alle arti performative, in particolare a danza, musica elettronica, performance art nelle loro declinazioni sperimentali. C32 ha saputo proporsi come un punto di riferimento per chi intende riflettere sul mestiere dell’artista performativo e per chi è interessato ad allargare l’esperienza e la conoscenza dei linguaggi contemporanei.
Tra le varie iniziative, da quattro anni Live Art Cultures organizza Venere in teatro, festival di danza il cui titolo si rifà al film “Venere in pelliccia” di Roman Polański, dove lo spazio scenico viene celebrato come dimensione in cui può essere rivissuto tutto ciò che connota la nostra esistenza.
Il riferimento a Venere intende valorizzare anche la matrice femminile che connota l’organizzazione del festival, la cui direzione artistica è affidata a Marianna Andrigo, che tiene le fila di un lavoro di squadra in cui le donne sono maggioritarie.
L’edizione di quest’anno, in programma dal 10 al 22 settembre, ha per sottotitolo “Goccia a goccia”, per rappresentare «la tenacia, la pazienza, la collaborazione, caratteristiche che hanno permesso a Live Art Cultures di crescere negli anni», ci spiega Marianna Andrigo, fino a poter festeggiare quest’anno il primo decennale.
La quarta edizione della rassegna, che si svolge in collaborazione con Perypezye Urbane, ha per cornice tematica il tempo, filo rosso differentemente declinato dai vari lavori performativi. Un tema quindi prossimo ed accessibile, che rientra nell’intenzione di Live Art Cultures di rivolgersi non solo agli addetti ai lavori, ma anche di allargare il pubblico e coinvolgere quanti finora non sono stati esposti a questo tipo di sollecitazioni artistiche, in particolare i giovani a cui è riservata una tariffa di accesso decisamente favorevole.
In tal senso, anche la selezione delle creazioni si è aperta ad estetiche variegate, evitando di imporre un gusto univoco, per intercettare un’ampia pluralità di sensibilità e generare curiosità: «Di sera in sera il pubblico non sa mai cosa aspettarsi». Ciò che è garantito è che i lavori saranno «sinceri, diretti» e offriranno un’occasione di «allenare ad uno sguardo che usiamo quando guardiamo i paesaggi, quando ascoltiamo musica»: «una visione che sia un incontro emozionale, estetico, interrogativo e che ci distacchi dal desiderio di una comprensione razionale, logica».
L’apertura è affidata a Vertical Waves Project, compagnia di danza verticale diretta dalla stessa Andrigo, che danzerà sospesa sulle pareti e le torri del campus universitario di Ca’ Foscari di via Torino; e a Mariangela Gualtieri, ospite sul palco del Teatro del Parco Bissuola di Mestre. Si tratta di un ritorno, considerando che a C32 spesso si è esibito il Teatro Valdoca, e al tempo stesso di un chiaro preludio: partendo dalla sua poesia, l’avvio muove da una dedica al quotidiano e da una parola alla ricerca del senso.
La rassegna proseguirà poi a Forte Marghera: 12 giorni, 21 performance, 22 formazioni artistiche invitate, 3 proposte di formazione, concerti e dj set, talks ed installazioni. Tra i nomi più noti, la compagnia Enzo Cosimi presenta “Coefore Rock&Roll“, la coreografa Simona Bertozzi il lavoro “Onde”, il Gruppo Nanou una rilettura di Paradiso. E ancora Claudia Caldarano, Chiara Ameglio, Collettivo Munerude, Perypezye Urbane sono quattro diverse realtà nazionali che porteranno rispettivamente la danza con la musica dal vivo, la danza di prossimità al pubblico, la coreografia collettiva e un’indagine sull’intelligenza artificiale. Dall’estero arriveranno la giovane compagnia francese Bittersweet, lo svizzero Baptiste Cazaux, l’artista maltese Angela Bettoni con sindrome di Down, il duo olandese Gemneye, la danzatrice canadese Maia Joseph, la rumena Flavia Giurgiu, il sudafricano Tiran Willemse. Inclusi alcuni punti di riferimento ormai storicizzati per il territorio veneto: la coreografa Laura Boato di Indaco e Pippo Gentile con la compagnia Did Don Down con una riflessione sul tema del confine.
La creatività emergente è rappresentata da una rosa di nuove produzioni e live set: Francesco Ferrari, Pierandrea Rosato, Chiara Cecconello, Luca Gallio, Gaetano Palermo con Michele Petrosino e Giulia Cannas. Tra questi, Cie Bittersweet, Maia Joseph, Giulia Cannas sono nello specifico i vincitori di una call per artisti under 35 selezionati in co-curatela con Perypezye Urbane e OperaEstate Festival nella persona di Michele Mele. Mentre la collaborazione con la nuova realtà organizzativa trevigiana Drupa Centre si traduce in uno spazio fisso dedicato all’arte sui generis della videodanza.
Tra gli eventi collaterali, sono da segnalare le occasioni di formazione nelle pratiche degli artisti in calendario: dal 9 al 12 settembre è proposta una masterclass con Enzo Cosimi; sabato 14 settembre un workshop con Claudia Caldarano ed il successivo sabato uno con Gemneye, ovvero Irina Baldini e Emily Welther. Domenica 22 settembre la giornalista esperta di spettacolo dal vivo Carmela Piccione, in dialogo col prof. Alessandro Pontremoli (docente di Storia della Danza all’Università di Torino), presenterà “1960. Passi di danza”, un libro da lei firmato che, nella prospettiva di raccontare la vita del Balletto di Roma, offre uno spaccato della danza italiana degli ultimi sessant’anni.
Un progetto speciale, realizzato grazie alla mediazione del Centro AIKU – Arte Impresa Cultura – dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, proporrà infine mercoledì 11 settembre una tavola rotonda sulla Venezia del futuro, seguita dalla presentazione di un nuovo studio performativo sul tema, realizzato insieme da tre realtà creative del territorio veneziano: Etimo, Malmadur e Vertical Waves Project.