Dai Motus a Carlotta Viscovo e Fattoria Vittadini, il corpo è protagonista delle ultime giornate del festival Il Giardino delle Esperidi
Tornare a Campsirago per gli ultimi due giorni del festival Il Giardino delle Esperidi, nell’edizione in cui ha compiuto giusto giusto vent’anni, e che noi frequentavamo quando era ancora un “borgo selvaggio” è stata, come ogni volta, un’esperienza unica ed emozionante.
Seppur infastiditi a volte dall’inclemenza del tempo, tra le antiche mura del Palazzo Gambassi, in ristrutturazione per poter diventare ancor di più un nido confortevole per nuove sperimentazioni, siamo stati testimoni di una serie di esperienze e visioni teatrali di grande suggestione.
Al centro di molte, il corpo: come quello di una donna che riverbera spesso storie angoscianti, e che il teatro riesce a far risplendere di nuova luce. La meravigliosa Stefania Tansini, premio Ubu 2022 come migliore performer under 35, in “Of the Nightingale I Envy the Fate” (Dell’usignolo invidio la sorte), offre la sua danza e la sua voce ai Motus di Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande.
Nicolò, rifacendosi al mito che ha protagonista l’infelice sacerdotessa Cassandra, inventa per lei una specie di uccello che tenta di librarsi sulla scena, urlando il suo disappunto di profetessa inascoltata.
Tansini, proprio accanto al pubblico (l’abito della performer, suggestivamente elaborato, è di Boboutic Firenze), è accompagnata dalle sonorità create dal vivo da Enrico Casagrande, che si fondono con le musiche composte da R.Y.F. (Francesca Morello) nell’ambiente sonoro di Demetrio Cecchitelli, coadiuvato dalle luci di Theo Longuemare. In questo modo Tansini riesce a mettere in relazione il suo corpo, con propri gesti, con il sentire emotivo di Cassandra, pronta a morire.
E sono le parole di una poesia della scrittrice ed attivista statunitense Audre Lorde, “Litania per la sopravvivenza”, a suggellare il suo distacco dalla vita.
Un’altra donna, Carlotta Viscovo, dà invece corpo e voce alla scultrice Camille Claudel in “Il corpo della lotta”, in perenne conflitto con sé stessa e con il suo mentore e amante, il celebre scultore Auguste Rodin, che vediamo in scena (Ettore Greco), mentre tenta di modellarne invano il corpo sfuggente.
Ad una prima parte silente di grande suggestione, le parole rendono evidenti più tardi il fuoco di rivalsa, intriso di follia, verso una società invasiva che cova in Camille, nuova Gorgone, il mostro capace di pietrificare chi trovava sulla sua via, a cui Carlotta Viscovo dà forte valenza, in uno spettacolo ancora in divenire, che si pone anche come chiaro documento di difesa dell’artista come autonoma entità creativa.
Eccoci poi a “FLUX- Full Experience” di Fattoria Vittadini, un’esperienza immersiva in cui si mescolano arte virtuale e danza dal vivo, e dov’è protagonista anche stavolta il corpo, con le sue vibrazioni e con la sua capacità di collegarsi al mondo circostante.
Nella prima parte, con l’utilizzo di un visore per la realtà aumentata, il nostro solo sguardo ci proietta a 360° in una specie di Eden in cui impera l’animale guida con cui l’essere umano, per antica credenza, è capace di contaminarsi per diventare una cosa sola.
Nella seconda parte è il corpo vivo di Maura di Vietri (che compone la coreografia con Ivan Taverniti) a offrire allo sguardo dello spettatore il proprio corpo che, attraverso una danza di grande suggestione, guidata dalle musiche di Luca Maria Baldini, trascolora in mille vibrazioni.
E in qualche modo, anche un semplice ma bellissimo spettacolo di burattini, “Dialogo con la morte”, del maestro sardo Tonino Murru della compagnia sarda Is Mascareddas ci parla del corpo, di un corpo che si trasmuta in cadavere quando la Morte se ne impossessa. Ed è la stessa Morte che vediamo materializzarsi nella baracca di Murru, posta al calar del sole, in prossimità della valle che sprofonda verso Milano, ad interloquire con il suo burattinaio e anche con il pubblico, in un continuo dialogo intriso di sagace ironia, che ci fa dimenticare quanto ella sia sempre in agguato su di noi.
La morte, nera sorella della vita, non può per sua natura fare sconti a nessuno, ma desidera sempre un po’ di dignità per chi cade sotto il suo giogo. Il miracolo di un teatro di figura formato da un solo e semplice, minuscolo, burattino, ineccepibile nella sua essenza creatrice, diventa un’altra volta capace di parlarci di noi e della nostra fragile essenza di essere umani.
Ma a Campsirago c’è anche l’occasione per un pranzo condiviso, approntato dal collettivo Qui e Ora, in cui Francesca Albanese, Silvia Baldini e Laura Valli, con l’aiuto di Antonello Cassinotti in veste del dj set Bacco, intrattengono i commensali con un inno all’amore, a cui fa seguito, subito dopo, e di contrasto, il disgregarsi di un rapporto. Ma è infine la gioia della condivisione del cibo e del vino con chi ci sta vicino, e che non conosciamo, a vincere su tutto.
Finisce così anche questa edizione di festival, unico nel suo genere, immerso in un luogo sui monti della Brianza in cui, come abbiamo visto nei contributi di Klp, il teatro riesce a vivere sovrano in tutte le sue molteplici forme, immerso nella natura e nel paesaggio.