I viaggiatori di pianura di Vacis e Balasso. Teoria e pratica della catastrofe

Viaggiatori di pianura
Viaggiatori di pianura
I quattro protagonisti (photo: teatrostabiletorino.it)

Il 18 novembre del 1978 il Laboratorio Teatro di Settimo iniziò un programma di attività di animazione per gli anziani. “Quel lavoro – spiega Gabriele Vacis – mi insegnò che molti dei vecchietti che animavamo al centro d’incontro di Settimo erano persone straordinarie. Una in particolare: Regina”.

Più di trent’anni dopo, quattro personaggi apparentemente qualunque si incontrano nel vagone di un treno ad alta velocità che attraversa la pianura. Sullo sfondo il paesaggio monotono di campi, cavi elettrici, cavalcavia, un non luogo che più va veloce più sembra fermo.
Ciascun viaggiatore ha vissuto un’esperienza tanto intensa da determinarne l’esistenza. I quattro passeggeri hanno ognuno la propria storia e da tale storia sono accomunati.

Innanzitutto Regina (la brava Laura Curino). Il 18 novembre del 1951 era solo una ragazza e stava festeggiando le proprie nozze. Quel giorno pioveva, sposa bagnata sposa fortunata si diceva, ma la pioggia presto si trasformò in alluvione. Salirono sul tetto, sposi, amici, vecchi parenti; da lì guardarono i campi diventare mare che trascinava via biciclette e comò. Regina racconta l’alluvione e l’alluvione racconta Regina.
La mattina del 20 novembre sulla prima pagina del gazzettino comparve la foto di una ragazza col vestito bianco in taffetà mentre raggiungeva i soccorsi, dopo aver trascorso la notte sul tetto.

Natalino Balasso, autore del testo insieme a Vacis, è Cedric Lafontaine, veneto di terza generazione venuto da New Orleans, dove suonava la chitarra in un complesso blues. Il 25 agosto 2005 si trovava in cantina a fare le prove, il batterista sentiva debole il proprio suono, ci voleva qualcosa di più forte – diceva -, dei piatti splash, sonori.  E in quel momento un’onda violentissima invase la cantina. Anche quel giorno le strade erano mare che trascinava auto, alberi, persone. L’uragano Katrina aveva raggiunto New Orleans e Cedric Lafontaine aveva trovato salvezza aggrappandosi a un contrabbasso galleggiante.

Lyiu Jin, attenta e curiosa, ascolta queste storie; sta per raggiungere l’università, dove l’attende un esame di economia: “L’economia globale studia come approfittare delle catastrofi”, “Si dice che gli uragani ripuliscano le spiagge e radano al suolo le capanne dei pescatori: per alcuni è una buona opportunità per costruire hotel e grandi opere”.

Il treno sta arrivando a destinazione e Christian Burruano racconta la propria esperienza di animatore sulla costa tailandese.  Era il 2004, si trovava in una valle dell’Eden, le Phi Phi Islands, quel 25 dicembre si era sposato con Chiara. Il giorno seguente, alle dieci e venti del mattino, il ragazzo stava tenendo una lezione di aerobica, guardava verso il mare, l’acqua era scura, torbida. Improvvisamente una scia tagliò l’oceano e risucchiò l’acqua: non si era mai vista la bassa marea in quell’ora del giorno. Erano tutti fuori dagli alberghi a fissare il mare che si stava ritirando. Un attimo dopo un’ondata di acqua densa, violenta, pareva dipinta da Pollok, disperse sua moglie, Chiara.
L’alluvione del Polesine del ’51 fece quasi cento vittime. L’uragano Katrina del 2005 più di 1800. Lo tsunami del 26 dicembre 2004 più di duecentomila morti.

“La natura ha qualche ragione per vendicarsi di noi”, si commenta nel vagone del treno, che sta terminando la sua corsa.  I quattro personaggi ora sono vicini: “I primi giorni dopo la catastrofe sono stati i più necessari”, sentenziano.
“Viaggiatori di pianura” tratta un tema forte rendendo familiare anche ciò che si presenta lontano nel tempo o nello spazio.  Nonostante la presa di coscienza dell’impossibilità di sentirsi al sicuro in alcun luogo, il tono dello spettacolo rimane leggero, lieve. Ironici e beffardi, i personaggi si discostano dalla retorica della catastrofe. Il disastro, qui, anziché  assumere tinte patetiche o lacrimevoli risalta l’energia e la vitalità dei suoi protagonisti.

Viaggiatori di pianura. Tre storie d’acqua
di Gabriele Vacis e Natalino Balasso
con Laura Curino, Natalino Balasso, Christian Burruano, Liyu Jin
regia: Gabriele Vacis
scenofonia: Roberto Tarasco
scene: Lucio Diana
produzione: Fondazione del Teatro Regionale Alessandrino
durata: 60′
applausi del pubblico: 4′

Visto a Torino, Fonderie Limone di Moncalieri, il 7 maggio 2010

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  1. says: Alia

    Giusta recensione.
    Io gli avrei dato anche tutte e cinque le stelle. Sarà perchè alle Fonderie Limone si vedono di solito certe lamate. Una volta che si vede uno spettacolo bello sembra un capolavoro.
    Comunque era un pezzo che non si vedeva un lavoro così contemporaneo, tragico e comico nello stesso tempo.
    Bravi tutti gli attori, ma la Curino è fortissima.