First sense. I 100 artisti di Wayne McGregor per la Biennale Danza 21

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E’ un programma che fa girar la testa quello del 15^ Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia – dal 23 luglio al 1° agosto – firmato da Wayne McGregor.
Pensare a 10 giorni di eventi, con oltre 100 artisti provenienti da tutto il mondo, con prime italiane, europee e assolute, provoca una certa vertigine, dopo il digiuno forzato di questi mesi.
Una partenza esplosiva quella del neo direttore britannico che, partendo dal grado zero della danza – la connessione con il mondo attraverso il corpo, attraverso il tatto o con-tatto con l’altro – titola questo suo primo anno di mandato “First sense”.
“Riprendiamoci quello che questa pandemia ci ha tolto! – ha esordito McGregor in conferenza stampa- il nostro “first sense”, quello che più di altri è stato compromesso. Abbiamo perso il forte legame interpersonale generato dal contatto epidermico, e abbiamo percepito acutamente il vuoto profondo provocato nel nostro benessere fisico, mentale ed emotivo della privazione di tatto/contatto”.

“Il programma della Biennale 21 – ha aggiunto – vuole celebrare la diversità e il dinamismo di tanti artisti straordinari, che esprimono la loro verità attraverso il meraviglioso strumento della forma umana. First sense vuole toccarvi, commuovervi, muovervi fisicamente e creativamente, ed emotivamente attraverso performance dal vivo, installazioni, collaborazioni, la Biennale College, commissioni, una breve serie cinematografica e anche degli incontri post spettacolo con gli artisti ospiti”.

E allora tuffiamoci nel cuore live di questa complessa mappa coreutica e vediamo chi saranno gli artisti che saliranno sul palco di questa edizione del festival.
Dalla Cina arrivano Xie Xin e Yin Fang con lo Xiexin Dance Theatre, e dall’Algeria il coreografo Hervé Koubi, con la sua compagnia multietnica e la vocalist ebreo-egiziana Natacha Atlas; Soon-ho Park e la Bereishit Dance Company dalla Corea del Sud saranno in Italia per la prima volta con due opere: “Balance & Imbalance”, in prima nazionale e “Judo” in prima europea. Marco D’Agostin, in Biennale anche lo scorso anno, ritorna con “Best Regards”; le statunitensi Pam Tanowitz – danzatrice e coreografa per la prima volta in Italia – presenta in prima europea “New Work for Goldberg Variations”, in tandem con la pianista Simone Dinnerstein, accompagnate dalla Pam Tanowitz Dance. La danza come oggetto scenico è invece l’originale approccio del pittore, scultore, artista della performance francese di “Brazaville” di Olivier de Sagazan. Mentre è un nudo d’artista “Al desnudo” firmato dalla danzatrice basca Iratxe Ansa, che con l’italiano Igor Bacovich forma Metamorphosis, di stanza a Madrid; e ancora il collettivo artistico (La)Horde, con Marine Brutti, Jonathan Debrouwer e Arthur Harel, da un anno alla testa del Ballet National de Marseille, saranno a Venezia insieme a Rone, campione della scena elettronica francese, con “A Room with a View”.
Oona Doherty dall’Irlanda del Nord, Leone d’Argento 2021, porta sul palco della Biennale “Hard to be Soft – A Belfast Prayer”, mentre si esibirà nell’assolo “Somewhere at the Beginning” il Leone d’Oro di questa edizione del festival, la danzatrice e coreografa franco-senegalese Germaine Acogny.

Su come vivremo insieme (“How we live together?”) si interrogano invece, ognuna con la propria specificità, le tre installazioni sperimentali di Mikhail Baryshnikov e Jan Fabre, Wilkie Branson, Random International e lo stesso Wayne McGregor, che combinano “corpo, tecnologia, cinema, realtà virtuale e/o aumentata, intelligenza artificiale, scienza”, e che saranno visibili lungo tutto l’arco del festival, ospiti all’interno 17^ Mostra Internazionale di Architettura.

Danza e video, danza e fotografia, danza e musica elettronica; e poi riti, melodie, storie e tradizioni antiche mixate con il linguaggio contemporaneo della breakdance e dell’hip hop, e ancora danza e multimedialità, arti plastiche, danza e cinema, realtà virtuale e scienza.
Un approccio panoramico e complesso quello di Wayne McGregor, che vuole dare spazio a “tutto quello che si può fare con la danza e attraverso la danza oggi”; e poi diteci se non c’è da perderci la testa! Noi non vediamo l’ora.

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