“I always have to be larger than life, it’s a fault in my nature”. Così si raccontava Orson Welles, obeso di talento, descrivendo tra orgoglio e realismo il suo peso fisico e artistico d’eccezione. Potrebbe essere un sottotitolo di “R.OSA”, opera della coreografa Silvia Gribaudi con protagonista solitaria Claudia Marsicano, attrice e performer oversize in corpo e spirito.
In questo lavoro, senza nascondere una fisicità che può sembrare al senso comune zavorra o addirittura fonte di scherno, l’artista raggiunge uno spassoso riscatto estetico; ci riesce in un rapsodico pezzo di bravura eseguito con un carisma naturale e grazie agli effetti postmoderni della parodia e dell’intreccio di generi.
Ospite del festival torinese Interplay/17 (ma quest’estate toccherà in tournée molti altri festival: da Inequilibrio a Santarcangelo, Granara, B-Motion, Castel dei Mondi…), Claudia Marsicano compare in scena, immobile, lo sguardo rivolto al pubblico.
Non accenna ancora passi di danza, e dopo aver annunciato “Exercise n.1”, intona “Jolene”. Il brano di Dolly Parton, classico del repertorio country americano, funziona come sigla di apertura dello show. Il testo della canzone, in cui una donna supplica la rivale più attraente di non tentare il proprio uomo, viene dapprima cantato in modo tradizionale per poi ben presto accelerare comicamente verso uno scioglilingua da jukebox inceppato. Questo ingresso musicale sembra offrire una chiave tematica: versi come “Your beauty is beyond compare” o “I cannot compete with you, Jolene” sono forse spie di un disturbo spettrale, del canone estetico comunemente associato alla fisicità di una ballerina, e così serenamente contraddetto dal corpo boteriano dell’interprete.
L’artista si lancia dunque nel corpo centrale dell’opera: una carrellata di danze a frammenti e prove varie che sfruttano ora le reazioni degli spettatori, ora l’accompagnamento musicale pop o classico, ora le proprie risorse fisiche, verbali e mimiche. Come dichiara il titolo completo scelto da Silvia Gribaudi, siamo di fronte a una collana di dieci esercizi, dieci segmenti in apparenza casuali che sono occasione di ilarità e riflessione. Tutto offre un’impressione di prova aperta, accentuata da cenni alla regia, segnali veri o simulati di stanchezza, pause per riprendere fiato e per dissetarsi.
Claudia Marsicano esprime la propria fisicità con disinvoltura, eseguendo figure robotiche o gelatinose, sempre in un’atmosfera informale, che ricorda il cabaret nostrano o la ‘stand up comedy’ d’oltreoceano, con una certa attenzione alle dinamiche ‘call and response’ tipiche di un evento rock.
Parte integrante dello spettacolo è infatti costituita dal coinvolgimento del pubblico: chiamato dapprima a una sorta di scanzonata seduta aerobica di massa, viene poi invitato a trasformarsi in cassa armonica collettiva, sostenendo i virtuosismi canori a cappella della protagonista con il battito delle mani sul corpo. Altri segmenti sono guidati da una colonna sonora barocca e solenne, contrappunto straniante alle figure di danza eseguite.
Ma forse l’elemento più originale di questo lavoro è l’inserzione di giochi verbali intrecciati a evoluzioni fisiche: come quando, sillabando parole eufoniche, l’artista sviluppa un balletto in cui le singole espressioni via via si fondono in una insensata filastrocca infantile, commentata da mosse soavi e buffe.
In voluta assenza di un solido filo narrativo, “R.osa” si regge sulle doti istrioniche dell’interprete, che hanno forse la loro migliore e più precisa manifestazione verso la conclusione dello show. Qui la performer, indicato un nuovo esercizio, sceglie la propria canzone preferita, indicando “Toxic” di Britney Spears. Parte il brano, Marsicano prende a mimare col viso tutti i tratti del pezzo, le parti vocali, gli archi perentori, i vari ganci sonori. Il volto dell’artista si deforma, varia attimo dopo attimo, costruendo una gustosa scenetta da mimo antico e contemporaneo, in cui le diverse smorfie sembrano una comica galleria di ‘selfies’ venuti male.
Fedele a una linea espressiva di leggerezza, Claudia Marsicano si congeda dal pubblico battezzando il palcoscenico con la sua bottiglia d’acqua; scivola quindi con tutto il corpo sul pavimento bagnato, interpretando così, tra gli entusiasti applausi finali, il sipario di sé stessa.
Daniele Martinello – progetto Youngest Critics for Dance 16/17
R.OSA 10 esercizi per nuovi virtuosismi
di Silvia Gribaudi
performer Claudia Marsicano – finalista premio UBU 2016 Nuova Attrice Under 35
coreografia e regia Silvia Gribaudi
contributo creativo Claudia Marsicano
disegno luci Leonardo Benetollo
costumi Erica Sessa
consulenza artistica Antonio Rinaldi, Giulia Galvan, Francesca Albanese e Matteo Maffesanti
produzione Silvia Gribaudi Performing art, La Corte Ospitale
coproduzione Santarcangelo Festival
con il supporto di Qui e Ora Residenza Teatrale – Milano, Associazione Culturale Zebra – Venezia
in collaborazione con: Armunia Centro di residenze artistiche – Castiglioncello / Festival Inequilibrio, AMAT – Ass. Marchigiana attività teatrali, Teatro delle Moire / Lachesi LAB – Milano, CSC Centro per la scena contemporanea – Bassano del Grappa