Quando Natalia Casorati, direttrice artistica del festival Interplay, ed io, direttore di Klp, entriamo per la prima volta, a inizio ottobre, nelle classi delle scuole superiori che aderiscono a Youngest Critics for Dance (e ormai accade da quattro edizioni), siamo consapevoli che stiamo per ‘svelare’ ai ragazzi un mondo sconosciuto.
La gran parte di loro pensa infatti che la danza contemporanea sia suppergiù come il balletto classico, fatto di calzamaglie e tutù…
Se loro hanno le idee poco chiare, noi siamo invece consapevoli che dovremo cercare, nel corso di un intero anno scolastico, di scalfire indifferenza, scardinare luoghi comuni, sollecitare curiosità, offrire un approccio che con la ‘lezione frontale’ (quella a cui gli studenti italiani sono così abituati) abbia poco o nulla a che fare.
Non perché siamo paladine di una didattica innovativa, ma perché, pur partendo da esperienze diverse (lei, operatore del settore, e io, direttore di un giornale che ha posto tra i suoi obiettivi, fin dall’inizio, la comunicazione con spettatori potenziali, e non solo abbonati o addetti ai lavori), crediamo che il pubblico teatrale, che in Italia lamentiamo essere scarso e in là con gli anni, vada in qualche modo stimolato fin da giovanissimo. O meglio, nella sua età più difficile ma formativa. Quando tutti un po’ scappano perché… “è l’età più complicata e faticosa!”.
Affiché davvero i ragazzi di oggi possano essere il pubblico (magari più numeroso e consapevole) di domani.
Ecco perché, nel corso del loro anno scolastico, li accompagneremo ‘fisicamente’ a teatro, avvicinandoli ad un’arte della scena spesso del tutto nuova, nel tentativo di creare i presupposti per una maggiore confidenza e consapevolezza anche col contesto e le proposte culturali offerte dal territorio in cui vivono. Il secondo step (che in parte precede l’andare a teatro) sarà l’analisi dell’evento: nella speranza di lanciare dei semi per lo sviluppo di un occhio attento e critico, verso una futura autonomia di fruizione in ambito artistico. Si proverà poi a sperimentare la comunicazione sul web, ‘che questo è poi il nostro lavoro, con tutte le sfaccettature che ciò comporta, incluso un utilizzo più consapevole dei mezzi di comunicazione online (social network, video…).
Offrire ai ragazzi l’apertura di sguardo verso un’arte sconosciuta, facendo conoscere dal vivo alcuni protagonisti di quel mondo, potrà non cambiare la loro vita in futuro, ma forse potrà coadiuvare una familiarità con un’esperienza, quella dell’arte contemporanea e dei suoi compositi linguaggi, che potranno sentire più vicina, fruibile, interessante; un’arte che sa anche parlare a loro, con un linguaggio più o meno immediato, che i ragazzi potranno capire o magari anche no, ma che, suscitando domande, può trasmettere sensazioni e perfino emozioni, a loro volta rielaborabili per essere comunicate, in forma scritta e non solo.
Nonostante la fatica di un progetto articolato e di tutte le resistenze da abbattere lungo il cammino (non solo da parte degli adolescenti), la soddisfazione è quella, arrivati al debutto della quarta edizione, di avere creato una rete di partner sul territorio importante e che ogni anno va crescendo.
Del progetto fanno infatti parte due scuole superiori torinesi di natura del tutto diversa (un liceo classico e un istituto tecnico professionale) e, grazie all’interesse di Alessandro Pontremoli, docente di Storia della danza, un gruppo di ragazzi del Dams dell’Università di Torino (per creare una sorta di passaggio tra ragazzi di età differenti), nonché la fondamentale collaborazione dei principali festival/stagioni di danza della città: Torinodanza diretto da Gigi Cristoforetti, I Punti Egri della Fondazione EgriBiancoDanza, l’Interplay Festival organizzato da Mosaico Danza, Palcoscenico Danza diretto da Paolo Mohovic, e da quest’anno uno spettacolo del circuito Piemonte Dal Vivo.
Vi lasciamo ora ai volti e alle immagini girate nella scorsa edizione di YC4D.