Zigulì. Teatrodilina nella vita dolceamara della disabilità

Zigulì di Teatrodilina
Zigulì di Teatrodilina
Zigulì di Teatrodilina al festival Inequilibrio (photo: Mario Bianchi)
Molti spettacoli hanno messo in scena l’autismo, su tutti ricordiamo “Fratelli” di Antonio Viganò e Michele Fiocchi, tratto dal libro di Carmelo Samonà, dove attraverso il gesto danzato si raccontava il rapporto intenso e drammatico tra due fratelli, con quel vestito sempre in scena che rappresentava il pericolo latente della possibilità che il fratello “malato” potesse essere di nuovo ricoverato in una casa di cura.

Tanta è in questi ultimi anni, a cavallo tra narrativa e saggistica, la produzione letteraria che affronta l’argomento e che sa conquistare il pubblico dei lettori. Così è stato anche per “Zigulì. La mia vita dolceamara con un figlio disabile” di Massimiliano Verga, raccolta di pensieri e immagini quotidiane che raccontano, senza pietismi, cosa significhi vivere accanto ad un figlio disabile grave.

E da qui nasce lo “Zigulì” di Teatrodilina, vincitore del premio In-Box 2013, che mette in scena il rapporto tra padre e figlio con un solo personaggio: un padre che si offre allo sguardo e all’attenzione del pubblico per esprimere tutto il disagio di un essere umano davanti alla malattia di un figlio nato sano e diventato disabile dopo pochi giorni. Sul tappeto scenico, a inizio dello spettacolo, sono disseminati i giochi del ragazzo che il padre pian piano raccoglie, inserendoli in un contenitore su cui troneggia un orsacchiotto. E’ a lui che, forse, narrerà tutta la sua profonda disperazione, mentre tre palloncini – presenze mute ma forti – lo accompagneranno nel suo accorato soliloquio.

C’è, in queste parole, tutta l’esigenza di condividere la disperazione, di rendere partecipe qualcuno della sua lotta con quel figlio tanto amato e tanto “odiato”. Ma sulla scena ci sono solo lui e, solo  costantemente evocato, l’altro, che poi altri non è che parte di lui stesso.
Si racconta così di un amore tenero, fragile e disperato. Ma anche violento, per le continue lotte corpo a corpo fatte anche di colpi bassi e ferite per farlo calmare; fragile perché fabbricato su illusioni e disillusioni; disperato perché non vi è guarigione, perché nutrito con quei pensieri tremendi, così vicini alla sopressione di quell’essere così amato, disperatamente amato ma anche odiato. Profondamente amato perché da lui si può anche imparare ad amare la vita.
Loro due, con i loro cervelli che, in fondo in fondo, sono uguali, piccoli come due zigulì.
Non ci sono manuali da interpretare, solo interrogativi costanti e certezze assai precarie; la vita insegna giorno per giorno, attimo per attimo.

Poi c’è la lettera accorata agli altri due figli: “Non  posso pretendere che voi lo amiate come l’ho amato io, ma almeno provateci e, quando sarò morto, se non ci riuscirete, allora fate in modo che altri lo possano amare”.
E’ allora come se il vestito di “Fratelli” facesse irruzione nello spettacolo. Ma è solo un momento, ora c’è lui il padre, solo lui lo può forse comprendere, solo lui certamente lo può amare così.

Francesco Colella è intenso e credibile in tutte le sue sfumature, e la drammaturgia di Francesco Lagi è completa e ben strutturata, con quei suoi continui passaggi di sentimenti così impercettibili e veri.
L’attore riesce a trasmettere tutta l’angoscia e, nello stesso tempo, la forza di un padre davanti alla malattia del figlio. Senza arma alcuna, solo con la sua semplice e diretta partecipazione ai fatti narrati, riversa sul pubblico tutte le sue diversissime emozioni, senza pietismi di sorta ma anche con momenti di rabbia e persino di ironia, portando luce in un mondo fatto solo di penombra.

ZIGULI’
dal libro “Zigulì” di Massimiliano Verga, edizioni Mondadori
con: Francesco Colella
disegno sonoro: Giuseppe D’Amato
musica originale: Alessandro Linzitto
scenografia: Salvo Ingala
aiuto regia: Leonardo Maddalena
organizzazione: Regina Piperno
adattamento e regia: Francesco Lagi

durata: 60’
applausi del pubblico: 2′

Visto a Castiglioncello (LI), Inequilibrio Festival, il 30 giugno 2013


 

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