
La ritroviamo qui – dopo una lunga parentesi dedicata alla danza prima con Open Dance e poi con N.I.D. Platform – recuperando il filo rosso della prosa. Lo facciamo restituendovi le impressioni (dovute, anche se a distanza di ormai quasi due mesi) su due spettacoli visti proprio a Teatro dei Luoghi e presentandovi, inoltre, la nuova stagione, Strade Maestre, un ritorno conquistato dopo la difficile pausa durata un anno e che si presenta con il sottotitolo “Futuro Anteriore”.
Parliamo innanzitutto di Wretch di e con Gari Jones in una produzione del Mercury Theatre di Colchester visto alla masseria Sant’Elia in una quasi notte di quasi luna piena. Una cornice adatta per fare da controcanto di contrasto ad un lavoro insieme intimo e metropolitano.
L’esplorazione ferocemente autentica della parte oscura che abita ognuno di noi ma che solo pochi sfidano dandole un nome. Nella drammaturgia del bravo interprete britannico essa è chiamata “wretch” e potremmo tradurla come “demone sfortunato” tenendo insieme l’istinto di brutalità e la fragilità della sventura.
Lo spazio è una diagonale che attraversa metaforicamente la vita del protagonista: una casa-tana ad esaltarne l’impulso nichilista, fra incursioni nel mondo e momenti di redenzione autodistruttiva, e un altare che conserva le invisibili violazioni ad un codice morale condiviso e negato.
Un monologo sulla ribellione all’indifferenza che chiede allo spettatore di entrare. E ci riesce, attivando l’autenticità di una dialettica interiore che accade nel presente: «Il passato, punto. Il futuro, puntini, puntini, puntini». Luci e musica sigillano il patto di condivisione.
La vita del Signor de Molière per la regia di Aleksandar Popovski in una produzione del Macedonian National Theatre affronta l’intensa biografia nata dall’innamoramento di Mikhail Bulgakov per il misterioso anfitrione francese e ne enfatizza in maniera surreale (nella cornice nera del proscenio naturale) la decadenza senile ed il matrimonio forse incestuoso con Armande. La disperazione rock di Madeleine e la profonda immedesimazione del protagonista Nikola Ristanovski nei panni di Jean-Baptiste Poquelin convincono pienamente. Ed il cameo finale sulle note di “Heroes” di David Bowie compensa con una musical-comedy la difficile fruizione del testo in macedone e la traduzione in italiano ai lati della scena.

Sono da memorizzare altre due date: il 14 e il 15 dicembre per l’appuntamento con il duo messinese Scimone Sframeli presenti nelle due serate rispettivamente con “La Festa” e “Pali“. Inoltre l’attesissimo “Furie de Sanghe” che riporta Fibre Parallele alla conquista di Lecce (la compagnia barese aveva presentato uno studio di “Due” a Koreja nel 2007).
Il nuovo anno inizia con una esibizione di Peppe Servillo accompagnato dall’Orchestra Sinfonica Tito Schipa di Lecce nella rivisitazione in dialetto napoletano della “Histoire du Soldat” (raccolta fra le fiabe popolari russe da Alexander Afanas’iev e musicata da Stravinsky) qui pensata per essere restituita ad un pubblico ampio ed in particolare di giovani non necessariamente musicologi (in due repliche l’11 e 12 gennaio) e prosegue con il doppio spettacolo a firma della compagnia Menoventi (il 25 gennaio): “InvisibilMente” (finalista del Premio Vertigine 2010) e “In Festa”. Faranno seguito due repliche (l’8 e 9 febbraio) de “La visita della vecchia signora” di Friedrich Dürrenmatt con il KorejaLab diretto da Fabrizio Saccomanno che sarà poi in scena il 23 febbraio con il nuovo allestimento di “Acido Fenico”: “La solitudine di Domenico Carunchio, camorrista”, nato dal sodalizio drammaturgico-registico di Giancarlo De Cataldo e Salvatore Tramacere.