Il commesso viaggiatore dell’Elfo, con il corpo e con il cuore

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Angelo di Genio, Marco Bonadei, Elio de Capitani

Oggi è una rarità assistere all’ultima replica di uno spettacolo rimasto in scena per settimane e trovare una sala da cinquecento posti esaurita, con una lista d’attesa in biglietteria. Roba d’altri tempi. Eppure la “Morte di un commesso viaggiatore” di Elio De Capitani ce l’ha fatta.

Il testo di Arthur Miller, datato 1949, traccia una linea indelebile nella storia del teatro moderno americano, pur manifestando ancor oggi un’estrema contemporaneità: un racconto che, a ben vedere, potrebbe essere stato scritto ieri.

In balia delle onde del sentimento, dell’emotività, Willy Loman crea un suo mondo parallelo, fatto di glorie e successi, per non vivere la propria quotidianità di vecchio venditore in crisi, in un mondo allo sbando che non lo considera più.
Va così dal suo datore di lavoro per chiedere di smettere di viaggiare; ma qui si trova di fronte il figlio del capo, un ragazzo che lui ha visto crescere, che porta un nome che lui stesso suggerì al padre, ma poco importa: viene licenziato.

Ecco allora che l’alternativa rimasta è semplice: rifugiarsi nei ricordi di un tempo, quando gli affari andavano bene e l’amato figlio Biff era un atleta promettente benvoluto da tutti, non un fallito trentenne alla ricerca di sé stesso e di qualcosa da rubare. Non può proprio permettersi di guardare il suo mondo lucidamente Willy Loman, perché non c’è niente che vada bene, che gli dia una speranza, a parte l’affetto sincero di una moglie esausta. “Un privato cittadino che ha lavorato una vita sempre sull’orlo del collasso e che a sessant’anni – quanti ne ho io – non regge il mondo che cambia, e allora Willy lo mette da parte, lo ignora, e se ne inventa un altro”, riassume Elio De Capitani nelle note di regia.

Ma De Capitani rappresenta l’esatto contrario dell’atteggiamento di Willy Loman, e ne esce assolutamente vincente. Il mondo teatrale lo guarda eccome, e con molta attenzione. Un particolare che emerge già nella scelta degli attori che lo affiancano nei suoi spettacoli, anche stavolta tutti molto preparati; un gruppo di artisti più simili ad una famiglia che ad un insieme di professionisti, accomunati da una vicinanza personale alla sensibilità del regista. Una scelta precisa, come lui stesso dichiara nel foglio di sala: “Di ognuno conosco una molla segreta che li spingerà a costruire qualcosa di assolutamente non banale nell’approccio”. E così è.

Tutti i personaggi che ruotano attorno al protagonista garantiscono un’energia notevole per tutto lo spettacolo, con un netto distacco degli attori più giovani.
Sono i due figli infatti i veri mattatori del racconto, un aspetto voluto in scrittura da Miller: sono loro l’affascinante e pericoloso mistero che muove tutto, i due eroi del fallimento che trascinano gradualmente il padre dal mondo di cristallo che si è costruito per sopravvivere alla vita fino alla cruda realtà.

Una delle difficoltà storiche di mettere in scena questo testo è rappresentata dalla molteplicità di luoghi in cui avvengono i fatti principali: la casa del venditore, l’ufficio, il ristorante, il giardino dei ricordi, la camera d’hotel, un problema spazio-temporale che la regia qui risolve sgombrando il palco da tutti gli elementi: tutti gli oggetti compaiono e scompaiono portandoci ogni volta in un luogo diverso.
Il palco tornerà vuoto nel finale, quasi per chiudere il cerchio della vita del protagonista e della narrazione allo stesso tempo.

Con questo spettacolo Elio De Capitani pare riuscire a coronare un sogno, come ci ha anche raccontato in una recente videointervista.
Ciò che resta di questa versione del commesso viaggiatore è certamente la chiara leggibilità di tutti gli elementi. Un aspetto che rende lo spettacolo fruibile da un grande pubblico, meravigliato di veder passare d’un fiato le quasi tre ore di racconto.
Citando Pina Bausch, “per questo non occorrono spiegazioni: tutto è direttamente visibile. Ogni spettatore lo può vedere con il proprio corpo e con il cuore – conclude De Capitani – Il semplice segreto di Morte di un commesso viaggiatore in fondo è qui”.

Morte di un commesso viaggiatore
di Arthur Miller
traduzione: Masolino d’Amico
regia: Elio De Capitani
scene e costumi: Carlo Sala
con: Elio De Capitani [Willy Loman], Cristina Crippa [Linda Loman], Angelo Di Genio [Biff Loman], Marco Bonadei [Happy Loman], Federico Vanni [Charley] (fino al 20 gennaio), Massimo Brizi [Charley] (dal 21 gennaio), Andrea Germani [Bernard], Gabriele Calindri [Ben], Alice Redini [La Donna/Letta], Vincenzo Zampa [Howard Wagner/Stanley], Marta Pizzigallo [Miss Forsythe/Jenny] luci: Michele Ceglia
suono: Giuseppe Marzoli
produzione: Teatro dell’Elfo con il contributo di Fondazione Cariplo
scene realizzate nel Laboratorio del Teatro dell’Elfo

durata: 2h 50′
applausi del pubblico: 5′ 38”

Visto a Milano, Teatro Elfo Puccini, il 2 febbraio 2014
Prima nazionale

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