La nuova drammaturgia calabrese: attorno alla famiglia

Patres|La Quiet room di De Franco
|
La Quiet room di De Franco
La Quiet room di De Franco (photo: primaveradeiteatri.it)
Tra le giovani compagnie che hanno composto il cartellone della quindicesima edizione del festival Primavera dei Teatri, confermatosi tra le occasioni più interessanti, al Sud, per osservare le nuove tendenze della drammaturgia contemporanea e i possibili sviluppi futuri, anche quest’anno è stato dato spazio ad alcune realtà calabresi, che si sono aggiunte ai padroni di casa di Scena Verticale, del cui spettacolo vi parleremo nei prossimi giorni.

L’attenzione di Dario De Luca, Saverio La Ruina e Settimio Pisano, della compagnia di Castrovillari, che del festival è anima e forza promotrice, nei riguardi dei “frutti” della propria terra, e del Sud in generale, è stata confermata e testimoniata dagli spettacoli di tre compagnie calabresi, che hanno avuto una vetrina prestigiosa dove mostrare un lavoro ora agli inizi – come è stato per la compagnia Anomalia Teatri, al debutto assoluto – ora inserito nei progetti portati avanti all’interno di residenze artistiche: è il caso di Scenari Visibili di Lamezia Terme e Scena Nuda di Reggio Calabria.

C’è un filo che lega tutti i lavori proposti dalle compagnie. Sono infatti i legami familiari ad esser al centro di drammaturgie che raccontano rapporti tra padri e figli, e tra fratelli: la famiglia, dunque, come universo da cui osservare la realtà, i suoi corto circuiti, elemento utile per fotografare da vicino relazioni fatte di attese e scontri, amore e debolezze.

Patres
Patres di Scenari Visibili (photo: primaveradeiteatri.it)
Di “Patres”, della compagnia lametina Scenari Visibili, vi avevamo raccontato in occasione di una anteprima messinese, città d’origine di Saverio Tavano, autore della drammaturgia e della regia insieme a Dario Natale, in scena con Gianluca Vetromilo.
La scrittura drammaturgica, nata in seguito ad un lavoro laboratoriale, si snoda attraverso il rapporto difficile, doloroso, complesso, tra padre-figlio. I due attori in scena offrono un’interpretazione emozionante e coinvolgente, intrecciando linguaggi espressivi, per raccontare l’attesa che caratterizza i giorni, sempre uguali, di un figlio cieco che aspetta il padre pescatore e ha il mare come orizzonte, di fuga e possibile felicità. Ai protagonisti fa da contorno una società sempre più sfilacciata e individualistica. E alla magia del sogno di un rapporto possibile, alla forza del ricordo di un passato insieme, si intreccia la cruda cronaca, legata alla terra di Calabria, che risuona nel dialetto della narrazione, ed è spesso violata e deturpata, questa volta da una nave dei veleni. 

Una drammaturgia originale, complessa e talvolta criptica che chiama in causa ancora una volta i legami ed i rapporti familiari è anche quella proposta dalla compagnia di Reggio Calabria Scena Nuda con “Padre, Figlio e Sotto Spirito”, drammaturgia di Mauro Santopietro. Una storia di tre persone diverse, nei desideri, nel modo di agire e pensare, che cercano uno spazio all’interno di un cerchio angusto che sembra ora prigione ora stanza dei giochi.
In un’atmosfera cupa e grottesca hanno scelto la strada della surrealtà i tre attori in scena, Luca Fiorino, Filippo Gessi e Teresa Timpano. Del titolo iniziale, “Padre, figlio e sottospirito”, come loro stessi ammettono, è rimasto solo il “sottospirito”, che li schiaccia e li obbliga a confrontarsi con una realtà incomprensibile. Non ci sono più punti di riferimento, neppure certezze e progetti per il futuro, che sembra sospeso, come la narrazione che si interrompe in un finale aperto a mille possibili vie.  

Anomalia Teatri ha invece presentato “Scarpestrette” di Rita De Donato, in scena insieme al giovanissimo e talentuoso Davide Fasano
La storia, ancora una volta, è quella di una sorella e un fratello, due figure strette ai margini di una società basata su ideali di forza, sanità e virilità. Ada è costretta a un matrimonio forzato, come spesso è accaduto in passato al sud, Vincenzo, il “picchiatello”, si prepara a partecipare al raduno della gioventù fascista: è infatti in quel periodo storico che la storia prende forma.
I due fratelli, all’interno di un rapporto conflittuale ma pieno di tenerezza, cercano di affermare la loro volontà e si scontrano con le costrizioni – un matrimonio non desiderato, la purezza della razza – che non gli permettono di essere quel che sono. Due protagonisti stretti tra il rifiuto e la necessità, che si muovono in una scena vuota e scura, dove il candore di un abito da sposa rimanda non alla felicità ma alla violenza. La fuga è quindi l’unica soluzione possibile.

Spazio anche a due eventi performativi. Nelle sale buie e suggestive del Castello Aragonese, che fu prigione e luogo di torture, la performance “Quiet Room/Effetto Sub Mozart”, a cura di Gianfranco De Franco, ha donato a quegli spazi atmosfere sospese tra luci e suoni ripetuti. Un’installazione sonora interattiva per trasformare segnali/suoni/composizioni in un fascio unico, inudibili per l’orecchio umano ma percettibili dal cervello e da tutto il corpo. Una performance vissuta con i cinque sensi, che ha permesso un contato tra il musicista, posto al centro, e gli spettatori attorno, chiamati ad intervenire suonando particolari strumenti che hanno dato vita ad una melodia unica.

La sala delle Arti del Protoconvento Francescano, antico monastero francescano, ha invece ospitato i Three Minutes Ago, gruppo formato da danzatori e perfomer, che si muove tra Lamezia Terme e Roma, portando avanti un lavoro sul corpo come strumento di comunicazione non verbale. Con “Due tempi_studio secondo” hanno offerto un lavoro sulla percezione instabile e sensibile dello spettatore nei confronti di uno spazio, di un oggetto, di un materiale: l’oggetto in considerazione è il corpo di due performer, nascosto tra gli strati di materiale. Per arrivare così a uno scambio con lo spettatore, invitato a cogliere attraverso occhio e mente il significato dei gesti.

Se le performance confermano un’attenzione al gesto, al corpo vissuto nella purezza dei sensi, sono i legami familiari – come si diceva – ad animare, seppur con modalità differenti, le tre drammaturgie proposte. Più compiuta e pronta quella di Scenari Visibili, in fase embrionale quella di Scena Nuda, che risulta ancora sconnessa e poco comprensibile nelle intenzioni drammaturgiche.
Resta comunque interessante osservare lo sviluppo futuro dello spettacolo e di un gruppo di attori e registi che hanno compiuto una scelta insolita: eleggere Reggio Calabria come luogo in cui sviluppare il  proprio percorso, pur arrivando da luoghi diversi.
Altrettanto interessante sarà seguire l’attività della compagnia Anomalia Teatri; il lavoro d’esordio “Scarpestrette”, pur mostrando alcune debolezze drammaturgiche contiene comunque elementi interessanti e un’interpretazione notevole dell’attore protagonista, appena diciottenne.
 

0 replies on “La nuova drammaturgia calabrese: attorno alla famiglia”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *