Lolita. La preadolescente qualunque di Babilonia Teatri

Lolita di Babilonia Teatri
Lolita di Babilonia Teatri
La Lolita di Babilonia Teatri (photo: operaestate festival)
Giardini, parchi, atrii, cortili, sagrati. Sono questi i luoghi che ospitano gli spettacoli de L’Ultima luna d’estate, il festival organizzato da Teatro Invito fra 17 paesi della Brianza, giunto alla sua sedicesima edizione.
Nel bellissimo granaio di Villa Greppi a Monticello Brianza, nonostante Giove pluvio non abbia certo aiutato, abbiamo potuto lo stesso assistere a “Lolita”, ultimo spettacolo di Babilonia Teatri, gruppo che abbiamo seguito sin dagli esordi.

Lolita è ormai diventata nell’immaginario letterario e cinematografico contemporaneo, grazie al romanzo di Vladimir Nabokov e al film di Stanley Kubrick, l’emblema della bambina dalle movenze da donna, della dodicenne ribelle e maliziosamente spregiudicata, che possiede in sé l’ossessione sensuale degli occhi e della mente del maschio, qui incarnato dal Professor Humbert.

E’ da queste suggestioni, ma non solo da queste, che è nato lo spettacolo, con la precisa volontà di “raccontare la ricerca di un’identità da parte di una bambina, il suo bisogno d’amore e la violenza del nostro mondo”.

Come era già accaduto per “Pinocchio”, dove in scena vi erano tre uomini usciti dal coma, anche stavolta non sono più Enrico Castellani e Valeria Raimondi i protagonisti dello spettacolo, come nei primi lavori di Babilonia Teatri, ma una bambina vera, Olga Bercini, figlia d’arte, che giunge dalla platea sul palcoscenico in monopattino, facendo volteggiare una farfalla giocattolo che subito però appenderà ad un gancio, sceso dal soffitto.
Ed è proprio in questo continuo ondeggiare tra infanzia e adultità che naviga tutto la performance, che si compone comunque con molti degli stilemi cari a questa compagnia che ha segnato in certo qual modo la nuova scena italiana degli ultimi anni.

Il testo non è più scandito e gridato ossessivamente, all’unisono o meno, come avveniva nei primi spettacoli, ma si inabissa lo stesso, spesso con poetica efficacia, corroborata dall’ironia, sugli spettatori, attraverso meccanismi antiteatrali che si affidano al microfono, alla parola scritta o attraverso una lettura compita.
Sono i pensieri di un vero e proprio diario, in cui la protagonista esprime ciò che è stata, ciò che è, ciò che sarà o vorrebbe essere, ma senza certezza alcuna, perché non ha ancora capito quello che è stata, dunque né quello che ora è, né ciò che sarà.

Sono gli altri a giudicarla, sono i nostri occhi a vedere Lolita. “E’ la nostra testa a volere Lolita, sono le nostre mani a immaginare Lolita”.
E dunque, ancora una volta per la compagnia, centrali sono i luoghi comuni e gli stereotipi che la società contemporanea affibbia ad un corpo e ad una immaginazione ancora in formazione: “Quanti anni deve avere Lolita per essere Lolita, per profumare di Lolita?”.

Importante come sempre è la colonna sonora, che esprime sia l’immaginario delle Lolite che popolano il mondo contemporaneo (canzoni pop-trash cantate in playback al femminile, con un rimando a “Violetta”, la telenovela argentina che tanto sta appassionando le teenager), sia altre, dal testo significante (“Non ho l’età per amarti”, ancora?).

Sullo schermo, oltre alle parole, immagini, lucchetti (che invadono anche la scena) e post-it utili per rapide comunicazioni, come pure un’incerta scrittura, con quel particolare linguaggio che caratterizza le Lolite del nostro tempo e fa presagire un epilogo tutt’altro che rassicurante.

Valeria Raimondi conduce con discreta presenza Olga Bercini per tutto il tempo, assecondandola nel suo cammino, compagna del viaggio, tutrice ed infine madre, per poi lasciarla andare, dopo un abbraccio, al suo giusto, fatale, destino. Donna forse, non più bambina, ma dove il sangue contrassegna il passaggio.

Ed è proprio sangue quello che cola abbondantemente dal vestito bianco di Lolita, anche se l’immagine, l’ultima, è “alleviata” ancora una volta da un desiderio di infanzia, un nugolo di classiche bolle di sapone ad invadere lo spazio scenico.

Coprodotto dal Napoli Teatro Festival con il sostegno di Operaestate, “Lolita” ci sembra un ulteriore passaggio interlocutorio, non banale, nel cammino artistico della compagnia. L’iniziale, ossessiva, disincantata compulsione verbale che ha caratterizzato e portato al successo Babilonia Teatri, in questa nuova fase si stempera in un’osservazione della realtà più pacata, più riflessiva, seppur ancora nutrita dalla visione dolorosa di un mondo che non sa dare risposte precise al nostro bisogno estremo di felicità. 

LOLITA
di Valeria Raimondi, Enrico Castellani
con Enrico Castellani, Olga Bercini
con la collaborazione artistica di Vincenzo Todesco
scene: Babilonia Teatri
luci e audio: Babilonia Teatri/Luca Scotton
costumi: Babilonia Teatri/Franca Piccoli
organizzazione: Alice Castellani
grafiche: Franciu
foto: Marco Caselli Nirmal, Sara Castiglione
produzione: Napoli Teatro Festival Italia in coproduzione con Babilonia Teatri con il sostegno di Operaestate Festival Veneto residenza artistica La Corte Ospitale e Cà Luogo d’Arte

applausi del pubblico: 2′

Visto a Monticello Brianza, Villa Greppi, il 25 agosto 2013


 

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