Si conclude domani la 19^ edizione del Festival delle Colline Torinesi, quest’anno dedicata al tema “Le vite di tutti”, e KLP ne approfitta per raccontarvi brevemente come è stata la vita di alcuni: quelli che il festival lo organizzano, lo raccontano, lo gestiscono e lo interpretano, ma anche quelli che lo vivono dalla platea di un teatro.
Cominciamo con gli ultimi giorni di maggio, il pre-festival, gli ultimi momenti di calma e tranquillità passati a controllare che tutto fosse pronto, che le scatole di programmi, borse, ventagli e materiali informativi fossero arrivate, che gli alberghi e i ristoranti fossero pronti per accogliere artisti e compagnie, insomma che la grande macchina organizzativa avesse tutti gli ingranaggi oliati a dovere.
Il debutto del festival, il 1° giugno, non è stato per cuori deboli: quasi otto ore in teatro per l’integrale di “Francamente me ne infischio” di Antonio Latella, un’immersione totale nella figura di Rossella O’Hara restituita in scena dall’energia (e dalla resistenza!) di tre bravi attrici: Caterina Carpio, Candida Nieri e Valentina Vacca.
Una giornata intensa e coinvolgente, che ha trasformato il pubblico in una vera comunità teatrale: “il pubblico delle Colline”.
La seconda giornata di festival è stata all’insegna delle attività internazionali e delle sperimentazioni. Nella sede del festival, la Casa del teatro ragazzi e giovani, si è svolta la terza giornata di attività YPAL, i giovani appassionati dello spettacolo dal vivo accolti dal festival per assistere a spettacoli teatrali, incontrare artisti e riflettere sul ruolo dello spettatore contemporaneo. Sempre il 2 giugno in piazza Castello gli ‘italo-australiani’ Cuocolo/Bosetti hanno dato il via alla lunga serie di repliche di “The Walk“, l’intima passeggiata teatrale che si è svolta ogni sera, per tutto il festival, e che ha visto le vie della città popolarsi di strane figure solitarie e silenziose guidate da un’affascinante donna armata di tacchi, zainetto, mappa e microfono; tutti uniti dalla ricerca del misterioso rapporto che lega intimità, ricordi, voce ed elaborazione del lutto.
I sold out non si sono fatti attendere e sono arrivati con “Operetta Burlesca” di Emma Dante (che anche nelle altre due repliche ha quasi fatto esplodere il teatro), mentre il 5 giugno è stato il momento dell’attesissimo “Blondi”, primo tassello della “Trilogia dello spavento” di Massimo Sgorbani, messo in scena da Renzo Martinelli e interpretato dalla bravissima Federica Fracassi. Durante la prima sera di spettacolo accade però l’imprevedibile: Federica Fracassi scivola e cade. Nulla di grave? Forse – pensa il pubblico in sala – visto che l’attrice continua a correre, saltare e recitare. All’improvviso però la Fracassi si ferma, chiede scusa e interrompe lo spettacolo. Il pubblico attende, preoccupato. Un medico, casualmente in sala per lo spettacolo, interviene e capisce che il colpevole di tutto è un piede, forse rotto. La serata si conclude con i direttori Ariotti e Lagattolla che accompagnano la Fracassi al pronto soccorso, e ci rimangono fino alle tre di notte.
Ma lo spettacolo deve (e vuole) continuare, e le due sere successive la Fracassi è di nuovo in scena, con la gamba ingessata, a recitare e godersi i meritati applausi.
La macchina del festival è in piena attività, staff e direttori corrono da una parte all’altra di Torino durante il giorno e si nutrono di teatro la sera. Nel weekend, complice l’incredibile calura che avvolge Torino, il clima del festival si fa ancora più caldo. Record di pubblico per “Pictures from Gihan“, dei Muta Imago, e record di ventagli venduti: il gadget del festival più richiesto e apprezzato.
La nuova settimana viene inaugurata dalla passionale lettura di “Thérèse e Isabelle” messa in scena da Valter Malosti, mentre il teatro Astra, quest’anno sede principale delle Colline, viene occupato dagli schermi e dalla tenda dei Motus con “Caliban Cannibal”.
Il pubblico delle Colline segue fedele gli spettacoli e altrettanto fedelmente partecipa ai dj-set notturni alla Cavallerizza Occupata proposti da Silvia Calderoli e da Fanny & Alexander dopo le recite.
Tra il 12 e il 13 giugno il festival torna in uno dei luoghi simbolo della sua storia collinare, Pecetto, dove tra una ciliegia e l’altra il pubblico assiste ad “A te come te” del Teatro delle Albe.
Il secondo weekend è dominato da “Super Premium Soft Duble Vanilla Rich“, la particolare creazione del giapponese Toshiki Okada che, per la prima volta al festival, si trova a dover affrontare un inaspettato e lungo black out energetico che avvolge Torino fino a metà pomeriggio, proprio nel giorno del debutto torinese. Panico e disperazione? Nient’affatto. Stress e sangue freddo? Questo forse sì. Ma ancora una volta “the show must go on” e attori e tecnici della compagnia non si fanno abbattere, provando ogni sequenza dello spettacolo in un irreale silenzio, denso di concentrazione fino all’ultimo minuto, e alle nove in punto va si va in scena. Il pubblico ride, si interroga, osserva, e la sera successiva la sala è ancora più affollata.
La terza ed ultima settimana comincia con due fedeli compagnie del festival, Fanny & Alexander con “Discorso Celeste” e Ricci/Forte con “Still Life”. Se nel primo lavoro lo staff del festival si ritrova a dover distribuire un oggetto alquanto insolito per una sala teatrale, occhiali in 3D, nel secondo spettacolo l’insolito arriva direttamente al pubblico, coinvolto in un appassionante confronto diretto con gli attori. Due lavori molto diversi tra loro ma che raccontano di un teatro contemporaneo che cerca modalità di interazione e narrazione non scontate.
La settimana arriva al termine, e con lei gli ultimi giorni di programmazione. E’ capitato così di fare da testimone ad attori, tecnici e staff del festival uniti tutti insieme appassionatamente in un bar per la partita dei mondiali, scoprire che qualcuno dello staff del festival si è anche preso cura di un tranquillo cane (attore/comparsa in “Giudizio, Possibilità, Essere” della Socìetas Raffaello Sanzio) e che qualcun’altro è andato alla ricerca di arnie di paglia artigianali da utilizzare in “Virgilio Brucia” di Anagoor.
Il festival sta per finire, ultimo appuntamento domani con “Presence of Absence” dei serbi Dah Teatar, per un’edizione che è stata davvero la narrazione collettiva delle vite di tutti, anche di chi ogni anno vive il festival da dentro!